Si può accettare un dolore?

Quante volte di fronte a una storia d’amore finita, un incidente, un lutto, o la perdita di un lavoro, ci siamo chiesti: “perché proprio a me?” o abbiamo pensato con convinzione “non doveva andare in questo modo!” E con questo è crollato tutto il nostro sistema di credenze e i nostri pensieri su quello che avrebbe dovuto essere, lasciandoci un senso di incredulità o di rifiuto. E’ molto difficile accettare ciò che la vita ci riserva quando questa si discosta dalle nostre speranze e le nostre aspettative, ma la consapevolezza e l’accettazione possono aiutarci a vedere le cose con un’altra prospettiva e a superare le difficoltà in modo più funzionale.

Di solito, in automatico, rispondiamo a questi eventi avversi con la resistenza, che si verifica esattamente quando non accettiamo che la realtà possa essere così com’è, che debba essere altro. Ma per quale motivo quell’esperienza dovrebbe essere davvero diversa da come ci è stata regalata? Dovremmo pensare piuttosto a quale insegnamento possiamo trarre o il significato profondo che ha portato all’interno della nostra vita, ma paura, sconforto e sofferenza spesso prendono il sopravvento.

E come manifestiamo questa resistenza di fronte al dolore? Non c’è un solo modo, ma tanti comportamenti che possiamo mettere in atto: preoccupandoci troppo, rimuginando, cercando consolazione nel cibo, spostando la nostra attenzione continuamente sull’evento spiacevole… Come quando finiamo una relazione, ma non accentandolo continuiamo a cercare il partner o a tentare di vedere cosa sta facendo.

Ma la resistenza non fa altro che alimentare la sofferenza. Il dolore è inevitabile nella nostra vita, ma spesso questo dolore lo prolunghiamo e alimentiamo aggiungendo altra sofferenza. Una sofferenza che nasce dal rifiuto e dall’opposizione che facciamo contro quell’evento.

Più riusciremo ad accettarlo e meno porremo resistenza, più il dolore sarà privato della sofferenza non necessaria che deriva da noi.

Un monaco confidò al maestro:
«Mi sento oppresso. Non smetto di oscillare tra questi due stati: un momento mi sembra di affogare e il momento dopo ritorno a galla. Quando potrò liberarmi di questo mondo di sofferenza? Quando sarò finalmente libero?».
Il maestro non rispose nulla.
Dopo qualche minuto il discepolo, sorpreso, gli disse ancora:
«Maestro! Non sono forse qui, seduto di fronte a te, a farti una domanda?».
«Dove sei ora?», chiese il maestro. «A galla o sott’acqua?».

Huston Smith, Le religioni del mondo, Fazi Editore 2011

Occorre lasciare che le cose fluiscano dentro di noi, accogliere il dolore e approcciarci agli aventi negativi  con un’altra ottica, accettando il fatto che la vita possa portare momenti difficili inevitabilmente.

Solo l’accettazione porta al cambiamento; non è un arrendersi alle difficoltà, ma è guardare con coraggio alle nuove possibilità che si aprono. Tirare fuori la forza e le risorse che abbiamo rendendoci consapevoli del luogo in cui ci troviamo in questo momento, con le nostre emozioni.

Come possiamo rompere le nostre restistenze?

La prima arma è la pazienza.

  • Anzitutto bisogna cercare di capire e accogliere quello che stiamo vivendo, provando a comprenderne il significato profondo e quali emozioni suscita in noi.
  • Osservare quali sono le modalità di resistenza che stiamo mettendo in atto (tensione al corpo, pensieri che riguardano il passato  o il futuro).
  • Capire se ci stiamo giudicando e quali sono le cose che ci diciamo. In questo caso, sospendere il giudizio nei nostri confronti e tutte le frasi relative a “come dovrei essere…….”, “cosa avrei dovuto fare in passato ……”, “se solo….”
  • Cercare di individuare i nostri bisogni e i nostri valori fondamentali che vogliamo perseguire nella nostra vita.

E ricordiamoci sempre che  ogni cambiamento o guarigione presuppone un tempo che non va in una sola direzione, non è semplice né lineare, ma prevede passi avanti e piccole cadute.

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